L’ultimo dell’anno che non ti aspetti
L’ultimo dell’anno è un giorno come un altro?
Io mi sforzo di pensarla così ma ogni anno mi trovo incastrato nel prendere la solita decisione su cosa fare … La società in cui viviamo volenti o nolenti ci convoglia nel prendere delle decisioni e di conformarci a stili di vita che a volte non accettiamo del tutto, a volte la subiamo e alle volte facciamo le cose perché ormai è cosi, perché tutti le fanno.
Mi trovo il 30 dicembre a volare alle Pianelle di Camaiore (Lucca) con Massimiliano Manfredini, Stefano Funk e un tedesco che abita al confine con la svizzera di nome Edward in vacanza qui, la giornata è molto stabile ma nonostante tutto andiamo in decollo per vedere di svolazzare un po’, dopo l’ultimo mese interamente di pioggia sembra manna dal cielo.
Decolliamo ma tra una bolletta e l’altra la “morte” arriva lenta e uno dopo l’altro ci ritroviamo inesorabilmente in atterraggio. Mentre tra una battuta e l’altra ripiego la vela, mi martella come ogni anno nella testa la domanda:” Cosa faccio domani sera”? Mi volto con lo sguardo verso le Alpi Apuane che ci sovrastano, la cima del Matanna svetta aguzza ed elegante nel cielo lattiginoso sopra le Apuane meridionali, in un attimo un’idea si fa strada nella mia testa, sarebbe bello risalire a piedi il Matanna dormire su il 31e decollare il primo dalla cima. In un baleno so cosa farò.
Propongo a Massimo questa idea, lui ha già preso impegni con amici per il 31 ma mi dice che è interessato e vuole venire, deve solo trovare una scusa per non andare alla cena. Scrivo subito sul gruppo dell’ASD Parapendio Versilia se qualcuno vuole aggregarsi ma ormai le persone hanno preso tutte i loro impegni. Esco dall’atterraggio e vado a pescare sul mare a Viareggio, è buio totale, fa freddo dei pesci manco l’ombra, siamo in due sulla scogliera e di tanto in tanto ci guardiamo quasi a scrutare chi dei due è meno normale a stare li a quell’ora e con quel freddo ma nella testa ho solo il pensiero di domani sera, sarà una serata particolare.
Mentre recupero la lenza per l’ennesima volta senza risultato arriva un messaggio sul cellulare, è Massimiliano, domani sera non può venire, ormai è in parola con i suoi amici e non se la sente di dargli buca all’ultimo minuto. Nel mare calmo lo star lite del galleggiante si muove dolcemente cullato dal placido moto del mare, guardo l’orizzonte, guardo il mare piatto e guardo le Apuane sotto il cielo stellato. Vado, vado solo sento che non c’è un’alternativa, in una serata dove comunemente tutti festeggiano in compagnia io sarò da solo e farò le due cose che più mi sono sempre piaciute, camminerò e la mattina del primo volerò. Non mi fa strano essere da solo, sono stato tante volte in montagna da solo, la notte, ma mi fa strano esserlo l’ultimo dell’anno, su una montagna dove non ci sarò sicuramente nessuno, devo vincerla questa cosa, vado, vado e vado!
Ripongo la canna e torno verso casa a preparare l’attrezzatura: sono deciso ormai non si torna indietro.
Attrezzatura per l’uscita:
Vela leggera Ozone Swift 5
Sella Woody Valley GTO Ligth
Casco ultra ligth
Tenda ultra ligth
Sacco a pelo
Fetta di panettone e bottiglia di spumante Ligth
2 Panini prosciutto e salame da buon ex vegetariano
1 Bottiglia d’acqua e caffè per la mattina.
È tutto pronto. Massimiliano si offre di accompagnarmi in macchina all’inizio del sentiero e accetto di buon grado, mi raggiungerà la mattina con Edward il tedesco e Simone Belli. La sera del 30 mi chiama Simone e mi domanda un po’ di come è il posto se lui è in grado di effettuare il volo; esprimo i miei dubbi, vola da poco, il posto è abbastanza arretrato rispetto alla valle e il decollo un po’ tecnico, comunque può sempre venire e decidere una volta li.
Mi trovo il giorno dopo con Massimiliano alle 19:30 al Bar Rossano a Camaiore, le persone sono tutte eleganti per l’imminente festeggiamento io sembro più un boscaiolo, prendiamo un aperitivo e poi partiamo. Arriviamo in macchina in località “Tre Scolli” alle 20,30, scarico l’attrezzatura e ci salutiamo; c’è appena un piccolo spicchio di luna, fa freddo e la notte è buia. Mi incammino su per il sentiero che risale il bosco non c’è un rumore, la natura sembra addormentata, poco a poco il corpo entra in temperatura e il freddo scompare. Passo dall’alpeggio il “Paesaggio” è tutto chiuso, proseguo di buon passo e arrivato alla “Foce di Grattaculo”, prendo una deviazione sulla sinistra per un sentiero non segnato che mi farà guadagnare un po’ di tempo.
Il sentiero risale ripido e scosceso su per il bosco, la lampada frontale fa breccia nella notte buia come un coltello caldo taglia il burro, il silenzio è totale la solitudine anche. Poco a poco esco dal bosco e arrivo sul sentiero che taglia sotto i pendii del monte Matanna; mi incammino sul sentiero che attraversa in obliquo il “Burrone di Sigliora” e da qui vedo tutto il litorale, le luci di Viareggio in lontananza, sto bene mi sento a mio agio. Mi fermo a raccogliere un po’ di legna per accendere il fuoco quando arriverò su; la carico sulla sacca e mentre sono li che bevo un sorso d’acqua sento sgattaiolare qualcosa sui ciotoli pietrosi a una ventina di metri di distanza: il primo pensiero va subito al lupo, dopo tutti i racconti che ho sentito sulle scorribande dei lupi sul Matanna, non posso fare a meno di pensarci. Mi guardo intorno, il rumore va e viene, mi volto ancora e due occhietti accesi come due fiamme fendono la notte a pochi passi da me: è una volpe! Appena la inquadro con la frontale corre via nel bosco quasi avesse visto un alieno.
Tiro un sospiro di sollievo, riparto, percorro tutto il sentiero sul “Burrone di Sigliora” in una mezzora e quando arrivo sul “colle della Prata” un’enorme Mucca sta pascolando tranquillamente nel buio totale, sono le 22 passate da poco. Scendo leggermente i prati sul versante opposto e arrivo in prossimità di un vecchio rudere con due enormi Fanie secolari, il terreno è pianeggiante, decido di piantare la tenda qui, l’indomani raggiungerò la cima in una mezzora.
Monto velocemente la tenda e con la legna secchissima accendo in un attimo un piccolo fuoco; bellissimo: il silenzio è onnipresente il buio anche. Si sta bene, c’è un’inversione termica da paura e non fa freddo. Manca un’ora e trenta alla mezzanotte, faccio avanti e indietro, ritorno sulla cresta per vedere il litorale, ridiscendo al fuoco e mangio un panino. Mi siedo spengo la frontale, metto una canzone di Guccini con il cellulare, “Cirano”, i pensieri volano e i ricordi piovono come bombe tirate da un bombardiere tutto intorno, ricordi di un passato ormai lontano di quando scarpinavo su questi monti già da bambino con mio padre, ricordi di voli epici e camminate estenuanti in una catena montuosa che non ti regala nulla, le Alpi Apuane.
Cinque minuti a mezzanotte, prendo la bottiglietta di spumante che mi sono portato e risalgo ancora fino alla cresta, in lontananza le luci della costa, tra poco giù sarà il delirio. Scocca la mezzanotte sul cellulare, in lontananza i fuochi d’artificio cominciano a pullulare come funghi, stappo la bottiglia scatto foto, non mi sento solo, mi sento bene, sono felice. Le mucche sembrano un po’ indispettite dal rumore dei fuochi d’artificio in lontananza ed emettono sinistri muggiti che mi fanno sorridere. Ridiscendo alla tenda e sto al fuoco per un’oretta e mezzo poi la stanchezza si fa sentire e decido di dormire. La tenda è strettissima, l’avevo comprata quando con Luigi avevamo progettato di traversare i Pirenei; ci sto dentro preciso compresa la sacca.
Dormo, anche se sono spesso in una sorta di dormiveglia. Apro gli occhi alle 7,30 e vado subito sulla cresta a scattare qualche foto al sole che fa capolino da dietro al monte Piglione, c’è una luce bellissima un’atmosfera unica sono entusiasta. Le braci del fuoco sono ancora fumanti e riaccenderlo è un attimo, faccio il caffè mangio la fetta di panettone che mi ero portato e mi trattengo un’oretta, poi inizio la risalita verso la vetta. Mentre risalgo sento voci in lontananza sulla cresta che proviene dal monte Nona, sono due persone con il cane. Arrivo sulla vetta e incontro questi due ragazzi, ci salutiamo e ci auguriamo buon anno quando mi accorgo che uno di questi due lo conosco, domando: ”ma come ti chiami scusa…?” lui risponde: ”Giovanni” “Nooooooooo! ma io sono il Maggi non mi riconosci?” Incredibile! eravamo a scuola insieme alle superiori più di 20 anni fa, compagni di banco e non l’avevo più rivisto! Lui era partito il giorno prima da solo dal paese di Bargecchia a piedi percorrendo 30 km; ci abbracciamo e restiamo a parlare per un paio d’ore. Incredibile quanto tempo è passato.
Alle 10 mi arriva la foto di Massimiliano, Simone e Edward che stanno risalendo, il vento è appena davanti e sono tentato di decollare ma voglio aspettarli, praticamente non c’è vento e su un costone così esposto a sud ovest quando sarà bello scaldato dal sole è impossibile che non monti un po’ di brezza. Passa il tempo ma invece il vento comincia a spirare da dietro, sarebbe una bella beffa, ormai aspetto è ancora presto ma il vento spinge da dietro il che mi impensierisce.
La giornata è ultra stabile e si vede benissimo lo strato di inversione che c’è sotto, sarà una planata sicuramente. Stendo la vela sullo scosceso prato cosparso di rocce affioranti e ogni tanto qualche Dust devil l’attorciglia e sono costretto a riposizionarla. Poco prima dell’una arrivano su i tre “disperati” guidati da Massimiliano. Il vento è più da dietro che frontale, alle volte stacca qualche bolla davanti ma il decollo è un po’ tecnico e bisogna fare attenzione, un’eventuale caduta potrebbe essere veramente rovinosa. Si potrebbe scendere più in basso e partire più agevolmente ma il decollo dalla “nicchia” sotto la cima mi attira parecchio.
Preparo tutto, dalla cima alcuni curiosi spettatori scattano foto, mi imbrago e attendo pazientemente il momento giusto, le fettucce segna vento che ho messo gira in continuazione ma ad un certo punto arriva una piccola raffica frontale, o ora o mai più. Tiro su la vela leggera che si gonfia come sospinta da un alito magico, controllo, mi giro, un passo sono in volo. Sotto di me un mare lattiginoso, sorvolo la cresta Ovest del Matanna, una piccola bolla di sottovento fa sobbalzare il parapendio, il vario suona per una frazione di secondo e la vela beccheggia in avanti, non c’è possibilità di sfruttarla, faccio un 360° e scatto qualche foto poi plano verso il monte Gabberi, il vario è muto. Arrivato sopra “Tre Scolli” devio a sinistra e raggiungo le “Pianelle” dove sul piccolo decollo riconosco Il Mantra 6 di Luciano che è li pronto a decollare. Plano ancora in un’aria calmissima e me la godo, mai avrei pensato che una planata potesse regalarmi tanta gioia, arrivato sul costone delle Pianelle molto più in basso qualche bolla mi fa galleggiare e faccio un po’ avanti e indietro poi via in atterraggio di via Gusceri.
Arriva subito Roberto soprannominato “Ciocchetto” pilota locale di vecchia data a trovarmi poi uno ad uno in volo arrivano Massimiliano e Edward. Edward che pensava di farsi una tranquilla vacanza è folgorato dal posto e dall’uscita. Simone è ancora su, siamo un po’ preoccupati, Edward ci dice che Simone non se la sentiva di decollare dal decollo in alto ed è ridisceso sulla cresta più in basso. Scelta molto saggia. Il decollo più basso è un buon decollo ma l’atterraggio è comunque lontano e sono un po’ pensieroso, la giornata è comunque senza vento ed in efficienza non dovrebbe avere problemi. Dopo un’oretta in lontananza vediamo gonfiarsi una vela sui prati più in basso, è Simone è riuscito a partire, grande! Simone vola da poco ma ha dimostrato un grande spirito, non è per nulla un posto didattico e richiede una buona valutazione. Poco a poco Simone arriva a tutta velocità in atterraggio senza vento in mezzo ad un urlo di gioia generale. Ci ritroviamo tutti in atterraggio, ci raggiungono anche Luciano, Paolino Z. e due piloti di Firenze decollati dalle Pianelle e tutti insieme andiamo a farci una bella bevuta a Camaiore.
In fondo tutto prende il significato che ognuno di noi gli da, un ultimo dell’anno può essere un giorno come un altro, l’importante è che sia un bel giorno e ci lasci dei bei ricordi, così come una planata, può essere una bellissima planata e lasciarci con sorriso stampato sul volto come non avremmo mai pensato.
Che dire … Una fine ed un inizio dell’anno veramente da ricordare con gioia.
Roberto Maggi
presidente ASD Parapendio Versilia e Monti Pisani
Istruttore VDS presso l’Aero Club Pisa
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