Ciao Diego, e buon volo
La botta è stata di quelle pesanti, quel genere da cui è difficile rialzarsi.
Su come e quando potrò mai riuscirci, ci sto pensando da quel maledetto venerdì 5 giugno, pomeriggio inoltrato; una di quelle telefonate che non vorresti mai ricevere, di quelle che ti fanno maledire il solo fatto di aver risposto.
"Ciao Sergio … è successa una cosa brutta … Diego ha avuto un incidente in moto, stava andando a giocare a tennis e una macchina proveniente dalla direzione opposta gli ha svoltato davanti, sembra sia grave ..."
Qualche giorno dopo, altra telefonata che non avrei mai voluto ricevere:
”Ciao Sergio, sono Tiziana … avresti voglia di scrivere qualcosa su Diego per il notiziario?"
NO! No e ancora no! avrei voluto rispondere, perché da venerdì non faccio altro che piangere e al solo pensiero di mettermi davanti a una tastiera a parlare di lui, mi si chiude lo stomaco. Mi manca la capacità di sintesi e su Diego avrei da scrivere per ore, e poi l'hanno già fatto i giornali per tre giorni di seguito, e ne parlano ancora i social e le liste, cos'altro dovrei aggiungere?
Dio solo sa quanto avrei voluto gridare al mondo intero e a squarciagola che Diego era grave ma gliel'avrebbe fatta e invece no, questa volta la sua scorza forgiata da anni di boschi, vento, sole e montagne non è stata sufficiente e nella notte di venerdì è decollato per il suo volo più alto, lasciandoci basiti accanto al suo letto, la mano sulla fronte bendata, davanti a un monitor che solo un attimo prima bippava confuso e che, nel tempo di una preghiera, improvvisamente diventa grigio e muto, quanto il più stupido dei variometri a batteria ormai finita. Incredulità, silenzio, disperazione, lacrime, preghiera, confusione, rabbia, sconforto.
Poi penso che Diego un articolino sul notiziario se lo merita tutto, anche se scritto da me ... e che Tiziana e Liliana sono sempre state gentili e disponibili ... E allora eccomi qua, a trattenere le lacrime una volta di più ma sapendo che non ci riuscirò, pensando ai nostri momenti più belli e intensi; nel 2007, dopo un mio malaugurato incidente di volo, necessitavo di nuovi stimoli per riprendere l'attività e Diego mi accolse presso l'AEC Monte Farno prima per dargli una mano con i voli biposto, e poi per l'anno di tirocinio come aiuto istruttore, che nel tempo mi portò a conseguire la tanto agognata qualifica facendomi diventare, a tutti gli effetti, un suo collega ... L'orgoglio fu tanto, ma subito mi resi conto che ne avevo ancora da imparare ... e lui infatti era sempre presente, quanto con il complimento tanto con la cazziata, la carota e il bastone ...
"Sergio quando fai top con il bipo non sei male ma la devi tenere lì pulito, quelle caz…. di pompate non servono a nulla e devi scendere in verticale senza paura che stalli, poi quando tocchi la metti giù a cobra, altrimenti con questo vento porta via te e il tuo povero passeggero!!"
“Ok, Diego!” Faccio un altro passaggio e ci riprovo … sì, una parola ... il timore di uno stallo a dieci metri mi si leggeva negli occhi, però vederlo fare a lui sembrava semplice, ma accidenti ragazzi, che manina ...
A seguire, mille ricordi di una persona che nel tempo è diventato più di un amico; difficile da conoscere a fondo, ma magico nelle sue mille espressioni caratteriali, rude ma generoso, con delle grandi mani tanto delicate in volo, quanto pesanti quando c'era smontare la pompa del gasolio del Ducato o da tagliar legna nel bosco, la stessa che poi alimentava il camino della sua splendida casa, realizzata negli anni con tanto impegno e amore.
Ce ne sarebbero di cose da dire e da ricordare ... dai viaggi in navetta, che se andava in riserva pesante (quattro volte su cinque), non c'erano problemi, perché tanto si saliva di retro e così facendo il serbatoio pescava ancora per qualche chilometro, alle nostre trasferte a Roma per le riunioni istruttori, con le lunghe passeggiate sul Tevere a parlar di tutto un po', alle serate organizzate a parlar di configurazioni o di materiali, ai modelli della scuola che non riusciva a scaricare dal sito perché quell'accidenti di computer non ne voleva sapere, alla meteo del prossimo week end perché ci sarebbero stati cinque, forse sei biposti, ma ci sono anche i voli alti degli allievi e poi bisogna spostarsi a campetto e quindi come si fa? Tra l'altro c'è parecchia instabilità e il pomeriggio potrebbe chiudersi, quindi è un bel problema ... "boh! anvederà ..."
Potrei riempire pagine e pagine di questi ricordi, annoiandovi fino a quella brutta parola che non riesco nemmeno a nominare, figuriamoci a scrivere.
Ne faceva tante di cose per tutti noi, e si faceva davvero fatica a ringraziarlo; nelle animate discussioni post volo doveva aver sempre l'ultima parola (e a voce alta, ma le sue corde vocali erano fatte così, diceva, senza mezze misure ...), ma in questi casi bastava un suo cenno di capo, si girava ed eravamo a posto, "... ta ma pagherèt ol cafè ...", e la questione era chiusa, guai a insistere. Una schiettezza fuori dal comune, di quelle che feriscono ma che poi con il tempo apprezzi, perché ti hanno fatto crescere anche se al momento l'avresti mandato al diavolo, senza renderti conto che invece avresti dovuto ringraziarlo.
Le scommesse poi ... del tutto perdenti, perché potevano passare mesi, ma alla fine le vinceva tutte: "... quello là prima o poi prende il chiusurone, gliel'avrò detto mela olte (1000 volte) che in quel buco non ci deve andare ... scommettiamo la pizza?"
Evvai di serate estive a suon di birra e capricciosa, con la tua sambuchina finale che non mancava mai, a confrontarci e ridere di noi, tra buchi e decolli abortiti, con la tipica spensieratezza di chi sta bene insieme, e che non so cosa darei per poter riassaporare, istante per istante.
La conca del Farno era casa tua e non c'era angolo inesplorato a piedi o in volo, però sapevi concederti i tuoi spazi anche fuori, nei campi da tennis o sulle piste da sci, e in mulattiera con l'enduro nelle nostre uscite in notturna, che risate ... ed eri pure bravo a far tutto, perché la tecnica sta alla base di ogni piacere e, come don Guido (brevettato anche lui da te, insieme a don Alberto e don Stefano - che ridere la storia di quando fermasti la navetta chiedendo se per caso si fossero messi d'accordo con il Vescovo per redimerti ...), ha ricordato nella tua Basilica di Gandino, gremita all'inverosimile, "le cose bisogna impararle bene, perchè dopo si fa meno fatica".
Un caratterino mica da ridere, di quelli che si fanno apprezzare o detestare ... ma solo chi ha voluto e potuto (e avuto l'onore) di conoscerlo a fondo, può rendersi parzialmente conto di quanto Diego ora mancherà a tutti noi, a partire dalla bella Silvia ai suoi adorati Thomas e Ian per i quali stravedeva, com'è giusto che ogni padre faccia per i propri figli.
La comunità perde un pezzo della nostra passione, un professionista del settore ma anche un amico capace di mollare tutto per aiutarti a sistemare il lavello otturato, ma solo dopo aver accompagnato il bimbo alla partita e aver partecipato alla riunione dei genitori a scuola, dei quali eri rappresentante.
Mi mancherai, e mancherai a molta gente caro Diego; forse ci aiuterà la consapevolezza di avere, d'ora in avanti, un angelo custode in volo di quelli speciali, che già adesso starà cazziando qualcuno perchè sbatte troppo le ali, che se solo avesse il coraggio di mollare il costone, là fuori salirebbe gratis ... ora sarai in ogni cumulo e in ogni falchetto che vorrà condividere il nostro volo, sarai pioggia, sole e vento, sarai in ogni mia gioia e dolore amico mio, perché ormai ti ho conosciuto a fondo, e non ti lascio più ...
Ciao Diego, e buon volo
Sergio Nestola